In questo post vi mostro qual è stata la mia prima creazione con la macchina da cucire. Ho aspettato tanto a postarla perchè non mi decidevo a fissarla al muro, quindi nel frattempo sono passati dei mesi...
E' un progetto davvero base, ma ricordo che per realizzare queste semplici bustine avevo impiegato ore e ore, fatica e concentrazione! Però tutto sommato per essere il mio primo tentativo mi sento soddisfatta!
Carino il mio angolo del cucito, eh?! In effetti avevo pensato di sfruttare questo organizer proprio per riporre i vari piccoli oggetti e utensili di cui si ha sempre bisogno quando si cuce: gessetto, spolette, spilli, metro, taglierino...
Ovviamente il progetto non poteva essere mio, l'ho scopiazzato allegramente da un blog in inglese e lo potete visualizzare qui. Credo che chi l'ha realizzato abbia utilizzato un tessuto più spesso o comunque rinforzato, perchè i sacchettini restano molto più rigidi dei miei, quindi se qualcuno volesse replicarlo, faccia attenzione al materiale che usa.
mercoledì 15 febbraio 2012
venerdì 10 febbraio 2012
"Che tempo che farà" con Luca Mercalli
Oggi ho partecipato a un incontro presso la mia Università, la Statale di Milano, organizzato dagli studenti stessi e riguardante il futuro della Terra.
Oltre ai docenti presenti (Claudio Smiraglia, professore di Geografia fisica e Geomorfologia; Gabriele Caiati, professore di Economia ambientale; Claudia Sorlini, professoressa di Microbiologia agraria), lo "special guest" :) del dibattito è stato Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, già noto ai più per le sue apparizioni settimanali alla trasmissione "Che tempo che fa" e per i suoi articoli su vari giornali e quotidiani, tra cui La Stampa.
In questo post farò un sunto di quanto è emerso di significativo nell'incontro.
Mercalli inizia il dibattito partendo dal suo ultimo libro pubblicato, "Prepariamoci". Non è un semplice vademecum contenente dogmi e regole a cui attenersi rigidamente e ciecamente, spiega l'autore, perchè di libri così ne esistono già a bizzeffe. Non si sarebbe mai sognato di scrivere un libro del genere, se non avesse prima provato a realizzare lui stesso le soluzioni ai problemi di cui parliamo oggigiorno. Nel libro infatti dimostra che tutti gli avvenimenti che ci circondano hanno un comune denominatore e le stesse matrici, e solo dopo che il lettore ha capito il meccanismo, l'autore racconta le sue scelte eco-compatibili.
Partendo da una parola molto in voga negli ultimi tempi, la "crescita economica", divinità venerata da economisti, industriali e politici, Mercalli rivolge al professor Caiati delle domande che forse già molti di noi si pongono da un po': perchè l'economia continua a negare che il mondo è fisicamente finito? Perchè non ammette che esso non può continuare a essere sfruttato nei modi che conosciamo con il mero scopo della crescita? Perchè l'economia continua a perseguire la crescita e non ammette che quest'ultima non può essere infinita?
La risposta del docente è talmente deprimente da far pensare che l'homo sapiens sapiens forse non meriti del tutto questo epiteto: gli economisti hanno ignorato la limitatezza delle risorse terrestri fino agli anni '80 perchè la maggior parte dei beni ambientali, non passando per il mercato, sono considerati senza valore, invisibili, di fatto inutili. Un pensiero così banale e avventato da far gelare il sangue nelle vene se si pensa all'influenza che l'economia e gli economisti hanno sulle scelte politiche dei Paesi.
E' ovvio infatti che senza beni e risorse ambientali non può esserci vita.
La crescita, afferma Caiati, è ancora possibile, a patto che venga cambiato il nostro sistema di crescita e di vita. In pratica, l'economia deve smaterializzarsi, deve quindi tutelare e proteggere l'ambiente.
Infine, non meno scontato, questo cambiamento bisogna volerlo. Il passaggio da un tipo autodistruttivo di crescita ad uno sano richiede grandi costi adesso, ma provocherebbe un guadagno enorme in termini di ambiente. Siccome però la maggior parte di noi sembra non voler rinunciare a nulla adesso per guadagnare in futuro, ecco che allora questo passaggio non avviene mai. Siamo di fatto una razza con poca memoria storica e che vive nel contingente, come afferma il professor Smiraglia.
Mercalli sottoscrive in toto e afferma che a partire dalla Rivoluzione industriale ci siamo ritrovati a essere prigionieri del dogma della crescita, tanto che al giorno d'oggi sembra più difficile cambiare questa legge piuttosto che quelle fisiche e della natura, che sono nate prima di noi e che di certo non risparmiano niente e nessuno.
Senza contare poi che la crescita di cui parlano i nostri politici è una crescita che riguarda solo noi, già benestanti e privilegiati e che corrispondiamo a 1/3 di tutta la popolazione mondiale.
Siamo persuasi che il fine dell'uomo sia il lavoro e siamo schiavi della competitività. Siamo sicuri che all'aumentare del nostro reddito, aumenti anche il nostro livello di soddisfazione, la nostra felicità?
Un manager e intellettuale italiano di grande successo che aveva già riflettutto su tutto ciò negli anni '70, con un incredibile anticipo, fu Aurelio Peccei (1908-1984).
Peccei considera la storia dell'uomo. Centinaia di migliaia di anni caratterizzati da nomadismo, caccia e raccolta, 10.000 anni di agricoltura, l'economia fino all'800 si è sempre evoluta in modo piuttosto lento. Il '900, e in particolar modo la seconda metà in cui si trova a riflettere Peccei, sono invece contraddistinte da una esplosione della crescita demografica e da una crescita economica basata sullo sfruttamento di risorse esauribili. Questo è asimmetrico rispetto alla nostra storia, non può che trattarsi di un periodo molto breve perchè nel 21° secolo i limiti fisici metteranno dei freni a questo sistema. A conti fatti, la scarsità delle risorse sarà il vero grande buco nero che minaccerà l'umanità nel giro di qualche decennio.
Questa tesi logica fu ben accolta negli anni '70, soprattutto perchè la crisi petrolifera del 1973 aveva costretto a ridurre i consumi e portato a una battuta d'arresto dello sfruttamento selvaggio del petrolio.
Tutto cambiò qualche anno più tardi, quando l'Arabia Saudita immise sul mercato le sue smisurate quantità di petrolio. Si diffuse un atteggiamento di fiducia nelle riserve disponibili di petrolio e nelle scoperte scientifiche, che a tempo debito avrebbero fornito la soluzione per sopravvivere in un futuro lontano privo del prezioso oro nero. Le avanguardistiche ricerche di Peccei furono quindi offuscate e caddero nel dimenticatoio. Fu così che gli umani persero altri 10 anni utili per poter arrivare un po' più preparati a questo momento drammatico.
Attualmente stiamo utilizzando il 135% delle risorse della Terra, viviamo a credito togliendo risorse alle generazioni future. Il nostro sfruttamento è equivalente a quello di una Terra + un altro terzo di Terra!
Stiamo vivendo oltre i nostri limiti e mezzi, ma non mostriamo molta fretta di voler cambiare le cose. Il problema, secondo il professor Smiraglia, è di tipo antropologico: non vogliamo sentirci dire che tra non molto tempo dovremo far fronte a un problema enorme.
Che cosa fare per sciogliere questo nodo psicologico? Dobbiamo riuscire ad aumentare la sensibilità ambientale che è quel fattore che determina la domanda di qualità ambientale. Una maggiore e diffusa sensibilità ambientale, da un lato, esercita una pressione politica, necessaria affinchè vengano prese decisioni politiche efficaci dal punto di vista ambientale, dall'altro spinge le imprese ad optare per soluzioni eco-compatibili.
Concludendo, Mercalli spiega quali punti secondo il suo parere possono portare a un nuovo metodo non basato sulla crescita fine a se stessa:
Oltre ai docenti presenti (Claudio Smiraglia, professore di Geografia fisica e Geomorfologia; Gabriele Caiati, professore di Economia ambientale; Claudia Sorlini, professoressa di Microbiologia agraria), lo "special guest" :) del dibattito è stato Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, già noto ai più per le sue apparizioni settimanali alla trasmissione "Che tempo che fa" e per i suoi articoli su vari giornali e quotidiani, tra cui La Stampa.
In questo post farò un sunto di quanto è emerso di significativo nell'incontro.
Mercalli inizia il dibattito partendo dal suo ultimo libro pubblicato, "Prepariamoci". Non è un semplice vademecum contenente dogmi e regole a cui attenersi rigidamente e ciecamente, spiega l'autore, perchè di libri così ne esistono già a bizzeffe. Non si sarebbe mai sognato di scrivere un libro del genere, se non avesse prima provato a realizzare lui stesso le soluzioni ai problemi di cui parliamo oggigiorno. Nel libro infatti dimostra che tutti gli avvenimenti che ci circondano hanno un comune denominatore e le stesse matrici, e solo dopo che il lettore ha capito il meccanismo, l'autore racconta le sue scelte eco-compatibili.
Partendo da una parola molto in voga negli ultimi tempi, la "crescita economica", divinità venerata da economisti, industriali e politici, Mercalli rivolge al professor Caiati delle domande che forse già molti di noi si pongono da un po': perchè l'economia continua a negare che il mondo è fisicamente finito? Perchè non ammette che esso non può continuare a essere sfruttato nei modi che conosciamo con il mero scopo della crescita? Perchè l'economia continua a perseguire la crescita e non ammette che quest'ultima non può essere infinita?
La risposta del docente è talmente deprimente da far pensare che l'homo sapiens sapiens forse non meriti del tutto questo epiteto: gli economisti hanno ignorato la limitatezza delle risorse terrestri fino agli anni '80 perchè la maggior parte dei beni ambientali, non passando per il mercato, sono considerati senza valore, invisibili, di fatto inutili. Un pensiero così banale e avventato da far gelare il sangue nelle vene se si pensa all'influenza che l'economia e gli economisti hanno sulle scelte politiche dei Paesi.
E' ovvio infatti che senza beni e risorse ambientali non può esserci vita.
La crescita, afferma Caiati, è ancora possibile, a patto che venga cambiato il nostro sistema di crescita e di vita. In pratica, l'economia deve smaterializzarsi, deve quindi tutelare e proteggere l'ambiente.
Infine, non meno scontato, questo cambiamento bisogna volerlo. Il passaggio da un tipo autodistruttivo di crescita ad uno sano richiede grandi costi adesso, ma provocherebbe un guadagno enorme in termini di ambiente. Siccome però la maggior parte di noi sembra non voler rinunciare a nulla adesso per guadagnare in futuro, ecco che allora questo passaggio non avviene mai. Siamo di fatto una razza con poca memoria storica e che vive nel contingente, come afferma il professor Smiraglia.
Mercalli sottoscrive in toto e afferma che a partire dalla Rivoluzione industriale ci siamo ritrovati a essere prigionieri del dogma della crescita, tanto che al giorno d'oggi sembra più difficile cambiare questa legge piuttosto che quelle fisiche e della natura, che sono nate prima di noi e che di certo non risparmiano niente e nessuno.
Senza contare poi che la crescita di cui parlano i nostri politici è una crescita che riguarda solo noi, già benestanti e privilegiati e che corrispondiamo a 1/3 di tutta la popolazione mondiale.
Siamo persuasi che il fine dell'uomo sia il lavoro e siamo schiavi della competitività. Siamo sicuri che all'aumentare del nostro reddito, aumenti anche il nostro livello di soddisfazione, la nostra felicità?
Un manager e intellettuale italiano di grande successo che aveva già riflettutto su tutto ciò negli anni '70, con un incredibile anticipo, fu Aurelio Peccei (1908-1984).
Peccei considera la storia dell'uomo. Centinaia di migliaia di anni caratterizzati da nomadismo, caccia e raccolta, 10.000 anni di agricoltura, l'economia fino all'800 si è sempre evoluta in modo piuttosto lento. Il '900, e in particolar modo la seconda metà in cui si trova a riflettere Peccei, sono invece contraddistinte da una esplosione della crescita demografica e da una crescita economica basata sullo sfruttamento di risorse esauribili. Questo è asimmetrico rispetto alla nostra storia, non può che trattarsi di un periodo molto breve perchè nel 21° secolo i limiti fisici metteranno dei freni a questo sistema. A conti fatti, la scarsità delle risorse sarà il vero grande buco nero che minaccerà l'umanità nel giro di qualche decennio.
Questa tesi logica fu ben accolta negli anni '70, soprattutto perchè la crisi petrolifera del 1973 aveva costretto a ridurre i consumi e portato a una battuta d'arresto dello sfruttamento selvaggio del petrolio.
Tutto cambiò qualche anno più tardi, quando l'Arabia Saudita immise sul mercato le sue smisurate quantità di petrolio. Si diffuse un atteggiamento di fiducia nelle riserve disponibili di petrolio e nelle scoperte scientifiche, che a tempo debito avrebbero fornito la soluzione per sopravvivere in un futuro lontano privo del prezioso oro nero. Le avanguardistiche ricerche di Peccei furono quindi offuscate e caddero nel dimenticatoio. Fu così che gli umani persero altri 10 anni utili per poter arrivare un po' più preparati a questo momento drammatico.
Attualmente stiamo utilizzando il 135% delle risorse della Terra, viviamo a credito togliendo risorse alle generazioni future. Il nostro sfruttamento è equivalente a quello di una Terra + un altro terzo di Terra!
Stiamo vivendo oltre i nostri limiti e mezzi, ma non mostriamo molta fretta di voler cambiare le cose. Il problema, secondo il professor Smiraglia, è di tipo antropologico: non vogliamo sentirci dire che tra non molto tempo dovremo far fronte a un problema enorme.
Che cosa fare per sciogliere questo nodo psicologico? Dobbiamo riuscire ad aumentare la sensibilità ambientale che è quel fattore che determina la domanda di qualità ambientale. Una maggiore e diffusa sensibilità ambientale, da un lato, esercita una pressione politica, necessaria affinchè vengano prese decisioni politiche efficaci dal punto di vista ambientale, dall'altro spinge le imprese ad optare per soluzioni eco-compatibili.
Concludendo, Mercalli spiega quali punti secondo il suo parere possono portare a un nuovo metodo non basato sulla crescita fine a se stessa:
- una popolazione stabilizzata attraverso metodi culturali e non coercitivi (un esempio che funzionò per lungo tempo fu quello della popolazione alpina dei Walser, che nel passato ritardavano di proposito l'età del matrimonio per diminuire il numero di figli per coppia);
- l'abbattimento del superfluo e del consumo smodato nei paesi ricchi;
- l'introduzione della tecnologia più avanzata nei paesi in via di sviluppo e in quelli emergenti, per non costringerli a ricalcare le orme della rivoluzione industriale europea con tutti gli errori del caso e a condannarli ad essere costantemente in una condizione di arretratezza;
- lo sforzo da parte dei paesi emergenti a non imitare i cattivi modelli provenienti dal mondo ricco (ad esempio la cementificazione selvaggia).
Perchè tutto possa cambiare ci vuole conoscenza, impegno di ogni singolo abitante e impegno politico. Dobbiamo capire che i vincoli fisici "sono lì che ci guardano, sono enormi e se ne fregano delle nostre disquisizioni socio-politiche. Serve fantasia, un po' di utopia e urgenza".
giovedì 9 febbraio 2012
Sapone cannella e agrumi
In ritardo, vi mostro uno dei saponi che ho regalato questo Natale. Ho cercato di dargli una profumazione particolarmente invernale e natalizia, per quanto riguarda il colore invece c'è ancora da lavorarci su...
INGREDIENTI
250 g olio di oliva (50%)
100 g olio di cocco (20%)
100 g burro di karitè (20%)
50 g olio di mandorle dolci (10%)
65,8 g soda caustica (sconto 8%)
163 g decotto di tarassaco
10 ml mix di oli essenziali (cannella, mandarino, limone) (mescoltati in un cucchiaio di farina)
Stagionatura: almeno un mese e mezzo
ATTENZIONE: per chi passasse di qui per caso, bisogna sapere che fare il sapone è pericoloso se non si studiano con attenzione le procedure da seguire. Quindi leggete e rispettate alla lettera le norme di sicurezza descritte chiaramente qui.
Come sempre, ho utilizzato il metodo a freddo per preparare questo sapone, ovvero quello che spiego in questo post.
Ho utilizzato un olio di oliva con un'alta percentuale di grassi saturi (era di circa il 15%). E' un dato che potete leggere sull'etichetta di ogni olio che comprate. Più è alta questa percentuale, più il sapone risulterà duro a stagionatura terminata.
L'olio di oliva e l'olio di mandorle rendono il sapone particolarmente delicato, mentre ho scelto cocco e karitè perchè permettono di avere un sapone che fa una schiuma bella e abbondante. Il mix di questi oli lo rende un sapone sgrassante al punto giusto, ma anche non eccessivamente aggressivo, perciò lo trovo adatto sia per la pulizia delle mani e del corpo, sia come sapone per il viso, in particolar modo per i giorni in cui la pelle è più grassa.
Ho sostituito l'acqua distillata che si usa normalmente per preparare la soluzione caustica con un decotto di tarassaco. L'ho fatto bollire a lungo di modo che il decotto divenisse più scuro possibile. In effetti il decotto inizialmente era di un bel marrone scuro, ma poi non c'è stato verso: appena a contatto con la soda, e poi con gli oli, è diventato sempre più chiaro, fino a diventare di questo giallino una volta terminata la stagionatura. La prossima volta utilizzerò nuovamente il decotto, ma al nastro aggiungerò anche un po' di tarassaco tritato finemente o di cacao in polvere. Staremo a vedere... :)
Per quanto riguarda gli oli essenziali, ho scelto degli agrumi (anche se avrei preferito ci fosse anche l'arancio, ma lo avevo finito!) e la cannella, perchè si addicevano all'inverno. Li ho mischiati con della farina e li ho aggiunti al nastro.
Devo dire che la profumazione, a differenza del colore, si sente molto bene ancora adesso a distanza di mesi, soprattutto la cannella. Credo sia dovuto al fatto che sono stati mischiati con la farina e quindi si siano fissati meglio nel sapone. Inoltre la cannella è una nota di base, ovvero di quelle meno volatili e più persistenti.
INGREDIENTI
250 g olio di oliva (50%)
100 g olio di cocco (20%)
100 g burro di karitè (20%)
50 g olio di mandorle dolci (10%)
65,8 g soda caustica (sconto 8%)
163 g decotto di tarassaco
10 ml mix di oli essenziali (cannella, mandarino, limone) (mescoltati in un cucchiaio di farina)
Stagionatura: almeno un mese e mezzo
ATTENZIONE: per chi passasse di qui per caso, bisogna sapere che fare il sapone è pericoloso se non si studiano con attenzione le procedure da seguire. Quindi leggete e rispettate alla lettera le norme di sicurezza descritte chiaramente qui.
Come sempre, ho utilizzato il metodo a freddo per preparare questo sapone, ovvero quello che spiego in questo post.
Ho utilizzato un olio di oliva con un'alta percentuale di grassi saturi (era di circa il 15%). E' un dato che potete leggere sull'etichetta di ogni olio che comprate. Più è alta questa percentuale, più il sapone risulterà duro a stagionatura terminata.
L'olio di oliva e l'olio di mandorle rendono il sapone particolarmente delicato, mentre ho scelto cocco e karitè perchè permettono di avere un sapone che fa una schiuma bella e abbondante. Il mix di questi oli lo rende un sapone sgrassante al punto giusto, ma anche non eccessivamente aggressivo, perciò lo trovo adatto sia per la pulizia delle mani e del corpo, sia come sapone per il viso, in particolar modo per i giorni in cui la pelle è più grassa.
Ho sostituito l'acqua distillata che si usa normalmente per preparare la soluzione caustica con un decotto di tarassaco. L'ho fatto bollire a lungo di modo che il decotto divenisse più scuro possibile. In effetti il decotto inizialmente era di un bel marrone scuro, ma poi non c'è stato verso: appena a contatto con la soda, e poi con gli oli, è diventato sempre più chiaro, fino a diventare di questo giallino una volta terminata la stagionatura. La prossima volta utilizzerò nuovamente il decotto, ma al nastro aggiungerò anche un po' di tarassaco tritato finemente o di cacao in polvere. Staremo a vedere... :)
Per quanto riguarda gli oli essenziali, ho scelto degli agrumi (anche se avrei preferito ci fosse anche l'arancio, ma lo avevo finito!) e la cannella, perchè si addicevano all'inverno. Li ho mischiati con della farina e li ho aggiunti al nastro.
Devo dire che la profumazione, a differenza del colore, si sente molto bene ancora adesso a distanza di mesi, soprattutto la cannella. Credo sia dovuto al fatto che sono stati mischiati con la farina e quindi si siano fissati meglio nel sapone. Inoltre la cannella è una nota di base, ovvero di quelle meno volatili e più persistenti.
lunedì 6 febbraio 2012
Into the wild
Titolo: Into the wild - Nelle terre selvagge
Cast: Emile Hirsch, William Hurt, Marcia Gay, Jena Malone, Hal Hoolbrook
Regia: Seann Penn
Durata: 140 min.
Anno: 2007
Genere: Avventura
Trama: Appena laureato e con un brillante futuro davanti, il giovane Christopher McCandless decide di rinunciare alla sua vita privilegiata per partire all'avventura. Regala tutti i sui risparmi a un ente benefico e parte in autostop verso l'Alaska in cerca di un esistenza a contatto con la natura selvaggia.
Parere personale: Voglia di scappare da tutto e da tutti, sentire il contatto con la natura , sempre più lontano dalle cose materiali e sempre più vicini a se stessi. Un concentrato di sensazioni e emozioni accompagnati da una colonna sonora meravigliosa e da una scenografia poetica dedicata alla natura. Un trionfo di avventura e angoscia, un film tratto da una storia vera sicuramente da avere nella propria collezione.
Citazione: C'è un piacere nei boschi senza sentieri,
C'è un'estasi sulla spiaggia desolata,
C'è vita, laddove nessuno s'intromette,
Accanto al mar profondo, e alla musica del suo sciabordare:
Non è ch'io ami di meno l'uomo, ma la Natura di più...
Consigliato: Assolutamente sì
Voto: 8
Trailer
mercoledì 1 febbraio 2012
Fuoco e fumo
-Articolo e foto di Marco Spigolon-
Foto del fumo:
http://www.flickr.com/photos/ilgitano/sets/72157628970142325/show/
Foto del fuoco:
http://www.flickr.com/photos/ilgitano/sets/72157628970150785/show/
Come si fotografa il fumo:
Per fotografare ho allestito un piccolo set come da foto:
Per fotografare il fumo come prima cosa bisogna far le foto al buio, l'unica fonte di illuminazione deve provenire dal flash sulla sinistra che è comandato a distanza dalla reflex...attaccato al flash c'è un tubo fatto di carta (sarebbe meglio di cartone ma non avevo niente in casa adatto allo scopo) per concentrare al massimo il lampo del flash su un punto ben circoscritto ed evitare che
la luce illumini anche l'ambiente circostante... è una sorta di faretto spot artigianale.
Sulla destra esattamente sul lato opposto rispetto al flash c'è il solito tagliere da cucina ricoperto di carta stagnola... tramite la carta stagnola, ho creato un pannello riflettente molto alla buona artigianale il cui scopo è quello di riflettere la luce del flash e diffondere la luce sul fumo dell'incenso.
Come sfondo ho usato un semplice telo nero che avevo in casa...
Come profondità di campo il diaframma va tenuto su valori medi intorno a f8-f10.
La velocità di scatto non ha importanza perché l'azione viene "congelata" dal flash.
Il tubo di carta/cartone è l'elemento più importante è infatti questo sottile pezzo di cartone che determinerà la buona riuscita delle foto.
Come si può ben vedere questa foto sottostante è stata scattata senza il tubo... il lampo del flash ha illuminato tutto l'ambiente a 180 gradi compreso chiaramente il telo nero e il fumo si intravede appena..si può ben vedere come la luce arrivi dal flash esterno sulla sinistra osservando l'ombra del portaincenso che è appunto sulla destra.
Questa invece è una foto scattata con il tubo.... la luce è concentrata solo in un aerea ristretta e lo sfondo è completamente nero... in pratica solo il fumo e la parte superiore del portaincenso sono illuminati.
Foto del fumo:
http://www.flickr.com/photos/ilgitano/sets/72157628970142325/show/
Foto del fuoco:
http://www.flickr.com/photos/ilgitano/sets/72157628970150785/show/
Come si fotografa il fumo:
Per fotografare ho allestito un piccolo set come da foto:
Per fotografare il fumo come prima cosa bisogna far le foto al buio, l'unica fonte di illuminazione deve provenire dal flash sulla sinistra che è comandato a distanza dalla reflex...attaccato al flash c'è un tubo fatto di carta (sarebbe meglio di cartone ma non avevo niente in casa adatto allo scopo) per concentrare al massimo il lampo del flash su un punto ben circoscritto ed evitare che
la luce illumini anche l'ambiente circostante... è una sorta di faretto spot artigianale.
Sulla destra esattamente sul lato opposto rispetto al flash c'è il solito tagliere da cucina ricoperto di carta stagnola... tramite la carta stagnola, ho creato un pannello riflettente molto alla buona artigianale il cui scopo è quello di riflettere la luce del flash e diffondere la luce sul fumo dell'incenso.
Come sfondo ho usato un semplice telo nero che avevo in casa...
Come profondità di campo il diaframma va tenuto su valori medi intorno a f8-f10.
La velocità di scatto non ha importanza perché l'azione viene "congelata" dal flash.
Il tubo di carta/cartone è l'elemento più importante è infatti questo sottile pezzo di cartone che determinerà la buona riuscita delle foto.
Come si può ben vedere questa foto sottostante è stata scattata senza il tubo... il lampo del flash ha illuminato tutto l'ambiente a 180 gradi compreso chiaramente il telo nero e il fumo si intravede appena..si può ben vedere come la luce arrivi dal flash esterno sulla sinistra osservando l'ombra del portaincenso che è appunto sulla destra.
Questa invece è una foto scattata con il tubo.... la luce è concentrata solo in un aerea ristretta e lo sfondo è completamente nero... in pratica solo il fumo e la parte superiore del portaincenso sono illuminati.
Fifa 12
Titolo: Fifa 12
Piattaforma: Ps3, Xbox360
Pro:
Contro:
Recensione: Molto migliorato rispetto alla versione precedente, Fifa 12 rimane il titolo che più si avvicina al gioco del calcio. A differenza della concorrenza i giocatori sono finalmente liberi dai soliti binari a cui ci eravamo abituati e la libertà di movimenti dei calciatori è davvero eccezionale. Il nuovo sistema difensivo è sicuramente una brutta gatta da pelare appena si inizia a giocare ma con un po' di pratica vedremo progressivamente premiati i nostri sforzi e fermare Messi lanciato in corsa sarà ora molto più appagante che in precedenza. Insomma un bel passo avanti per la Ea che conferma e rafforza il proprio primato nel campo della simulazione calcistica.
Consigliato: A tutti gli amanti del calcio
Guida sulla fase difensiva: http://tech65.over-blog.it/article-guida-come-difendersi-su-fifa-12-87060321.html
Trailer
Genere: Sportivo
Piattaforma: Ps3, Xbox360
Sviluppatore: Ea Canada
Lingua: Italiano
Giocatori: 1 -22 Online
Pro:
- Motore fisico eccezzionale
- Multiplayer convincente
- Fase difensiva migliorata
- Longevo
Contro:
- Replay poco fluidi
- Manca la Champions e non solo
Recensione: Molto migliorato rispetto alla versione precedente, Fifa 12 rimane il titolo che più si avvicina al gioco del calcio. A differenza della concorrenza i giocatori sono finalmente liberi dai soliti binari a cui ci eravamo abituati e la libertà di movimenti dei calciatori è davvero eccezionale. Il nuovo sistema difensivo è sicuramente una brutta gatta da pelare appena si inizia a giocare ma con un po' di pratica vedremo progressivamente premiati i nostri sforzi e fermare Messi lanciato in corsa sarà ora molto più appagante che in precedenza. Insomma un bel passo avanti per la Ea che conferma e rafforza il proprio primato nel campo della simulazione calcistica.
Consigliato: A tutti gli amanti del calcio
Guida sulla fase difensiva: http://tech65.over-blog.it/article-guida-come-difendersi-su-fifa-12-87060321.html
Valutazione:
GRAFICA: 9
SONORO: 9
GIOCABILITA': 9
LONGEVITA': 9
SONORO: 9
GIOCABILITA': 9
LONGEVITA': 9
VALUTAZIONE GLOBALE: 9
Trailer
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